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Wednesday, 24 July 2013

Scuola attiva

Settimana scorsa sono stata alla scuola dove lavorerò da settembre. È una scuola 'attiva' o 'alternativa'. È una scuola elementare ed i bambini tra i 6-7 anni e i 10 anni sono tutti insieme. Non sono seduti tutto il giorno sui banchi, ma imparano facendo. Come nel metodo montessoriano, i bambini scelgono l'attività che vogliono svolgere e la fanno dove più gli pare. L'ultima volta che sono stata lì c'erano tre bambine che disegnavano con matite e fogli sedute sulla scala esterna della scuola. Un giorno alla settimana lo passano interamente fuori dalla scuola (nell'orto, nel bosco, al parco, ad un museo). Io mi occuperò dei bambini della pre-scuola. Sono bambini di 5-6 anni in un'unica classe. I bambini del pre-scuola passano 3 giorni in classe e 2 giorni fuori all'aperto. 

Quando sono stata lì due lunedì fa, ho partecipato al pomeriggio in cui maestre e genitori si sono incontrati nella classe del pre-scuola per preparare l'ambiente ed il matriale per i bambini che frequenteranno la classe del pre-scuola da settembre. 
Abbiamo assemblato mobili dell'Ikea, spostato mobili, cucito, tagliato, martellato, incollato e molto altro per circa tre ore. Un bel gioco di squadra mentre la radio di sottofondo ci offriva musica pop. A me è stato affidato il compito di aiutare a spostare alcuni mobili, assemblare un paio di tavolini Ikea e creare un nuovo ambiente per l'angolo delle bambole o della casa (quello che in Inghilterra chiamano "home corner" ed in Germania "Puppenecke"). 
È stata un'esperienza interessante e divertente, grazie alla quale mi son sentita molto creativa, anche se in realtà non ho fatto nulla di speciale. Mi son sentita lodare e sono stata molto apprezzata per le mie idee, nonostante non riuscissi ad esprimermi molto bene in tedesco. 
Per ora l'ambiente sembra rilassato e stimolante. Vedremo come procede. 

Thursday, 4 April 2013

Marco Polo ed il tema della morte

Ci sono tanti tipi di genitori: quelli che non leggono libri ai figli, ma magari raccontano loro storie a voce, quelli che leggono fiabe classiche e quelli che raccontano fiabe moderne; ci sono genitori che variano e magari fanno una o più cose di quelle sopra scritte. Io, quando ho avuto le mie figlie, mi sono sempre chiesta cosa leggere loro la sera prima di andare a dormire.
Sinceramente parlando, non mi è mai piaciuto leggere loro storie che facessero paura (tipo le storie della Disney) o che dessero loro immagini negative di cose/persone o animali. Nella mia ricerca sul cosa mi piacerebbe leggere loro sono stata ispirata da ciò che ho imparato dal corso per diventare maestra d'asilo montessoriano ed ho imparato che i bambini sotto i tre anni non distinguono la differenza tra realtà e finzione. Secondo questa teoria, se io racconto una favola alle mie figlie quando ancora sono sotto i tre anni, loro penseranno che sia una storia vera e che siano veri anche i personaggi della storia, cosa che non vorrei che succedesse.
Allora ho pensato, "Perché non raccontare loro storie vere, allora?". E così ho fatto. Quando la mia figlia, che ora ha 4 anni e mezzo (ma lo faccio da ormai un anno), mi chiede di raccontare una storia, io le racconto una storia vera. Quindi abbiamo il repertorio che tratta di geografia, astronomia, storia etc. Per esempio abbiamo la storia dell'Australia, nella quale racconto del mio viaggio in Australia, del Giappone, delle lingue (un bimbo qualunque che viaggia in giro per il mondo e viene a contatto di varie lingue e culture), la storia delle costellazioni (dove si imparano i nomi di stelle e costellazioni) e varie altre, a seconda del momento e dell'interesse di chi sta ascoltando la mia storia.
Momo adora questi tipi di storie e me le richiede in più occasioni, mentre altre volte me ne chiede di nuove, ma dello stesso genere.
L'altra sera mi ha chiesto una nuova storia e le ho proposto quella di Marco Polo per la prima volta. Le è piaciuta molto e mi ha fatto anche mille domande, come al solito. Poi, in qualche modo, ha cominciato a fare domande sulla morte (mi pare mi avesse chiesto se Marco Polo era ancora vivo e perché fosse morto) e così siamo finite a parlare del tema della morte. Mi ha anche chiesto se muoiono tutti prima o poi e se morirò anche io ed anche lei. Io poi le ho anche detto che cercherò di proteggerla, finché posso, per far sì che muoia quando è anziana e non prima (mi aveva anche già chiesto in quali modi si può morire). A quel punto, dopo un breve silenzio di riflessione, lei mi chiede: "E a te chi ti protegge?" Ed io: "Eh sì, a me chi mi protegge?" E lei "Ti proteggo io!" con un enorme sorriso. "Mi proteggi tu? Grazie allora!" E si è addormentata mentre mi abbracciava soddisfatta.

Tuesday, 5 February 2013

Wasser, bitte!

Acqua: un bene così prezioso e così importante, eppure così raro qui in Germania.
Dall'esperienza diretta nei vari Paesi dove ho vissuto, potrei dire 'Paese che vai, acqua che trovi'. In Italia, quando ero piccola, la trovavi gratis e fresca (e anche gelata!) nelle fontane di montagna o gratis e magari in estate non molto fredda nelle fontane di città. Ora te la fanno pagare cara se la chiedi in un bar.
In Giappone te la danno anche se non la vuoi (ma solo ghiacciata!), in ogni ristorante o café dove ti fermi a mangiare. Anche quando la compri in bottigliette di plastica, ti guardano come fossi un alieno se la chieda a temperatura ambiente: per loro, in qualsiasi stagione dell'anno, l'acqua si beve solo ghiacciata!
In Inghilterra te la offrono con dentro il limone, per dargli un po' di sapore, ma se la cerchi in un supermercato la trovi nelle bottigliette di plastica sia fredda che a temperatura ambiente.
In Germania, la trovi solo gassata! Se la chiedi in un ristorante, senza domandarti nulla, te la danno in automatico gassata. E se la cerchi in un supermercato, anche lì rischi di trovarla solo gassata, come e' successo a me appena arrivata qui.

Ma passiamo a parlare delle bevande negli asili. In Italia ed in Giappone non so come funzioni, ma per esperienza diretta so che in Inghilterra i bambini tendono a bere molto i succhi. Ai playgroup offrono sempre succhi di frutta concentrati diluiti nell'acqua. Negli asili cercano di offrire delle bevande più salutari ed in genere la maggior parte offre acqua e latte. Momo, nell'asilo montessoriano che frequentava in Inghilterra, aveva accesso continuo a latte fresco e acqua fresca, entrambi disponibili in una brocca su un tavolino dove il bambino può andare a servirsi quando vuole.
All'asilo attuale di Momo e Lily, qui in un paesino fuori Monaco, non offrono acqua! Seguendo un po' lo stile montessoriano hanno una brocca su un tavolo disponibile per ogni bambino che volesse bere, ma nella brocca c'è un succo di frutta. Quando ho detto alla maestra che le mie figlie bevono solo acqua, lei mi ha risposto che ogni tanto mettono sul tavolino anche acqua frizzante. Beh, il commento di Momo quando è stata costretta ad assaggiare l'acqua frizzante, perché suo padre, non sapendo che Germania danno acqua frizzante quando si chiede acqua nei ristoranti, e' stato (con una faccia un po' schifata) "Mamma, ma l'acqua qua in Germania non è buona!" e Lilia "Mamma, non mi piace l'acqua tetesca!"
Quindi, se voglio che le mie figlie bevano, devono avere dell'acqua naturale, non frizzante, a loro disposizione. Per non costringere l'asilo a cambiare le sue abitudini solo per le mie figlie (le uniche straniere), mi presento il primo giorno d'asilo con una bella bottiglia rosa ciascuna piena di acqua del rubinetto a temperatura ambiente filtrata dalla caraffa con filtro della Brita, come siamo abituati a berla a casa nostra, sia noi adulti che le mie figlie, da quando sono nate. Entrambe Momo e Lily hanno sempre bevuto molta acqua e, a casa, hanno una loro mini brocca personale sul loro tavolino alla quale possono accedere in qualsiasi momento della giornata (in stile Montessori).
La maestra vede le loro bottiglie e mi suggerisce di lasciarle a casa la prossima volta. Senza fare troppe domande, chiedo allora di mettere gentilmente a disposizione delle mie figlie dell'acqua naturale non gassata. La maestra mi spiega che hanno in classe un rubinetto (ad altezza adulto) dove possono prendere l'acqua da offrire alle mie figlie, basta che la chiedano. Io rimango un po' perplessa e mi chiedo come Momo e Lily possano chiedere l'acqua ad una maestra che parla solo tedesco in un asilo nuovo in un Paese nuovo. Dovrei far imparare loro la frasetta "Wasser, bitte." (Acqua, per favore) e sperare che la memorizzino dall'oggi al domani. Ma anche a ridurre la memorizzazione a "Wasser", le mie figlie dovranno, sempre dall'oggi al domani, superare la loro timidezza, tipica di alcuni bambini in ambienti non familiari, e andare a parlare con la maestra, quando io non ci sono, attirare la sua attenzione e dire in modo chiaro e comprensibile "Wasser".
Quel pomeriggio a casa, non molto convinta dei risultati, spiego a Momo e Lily che in tedesco 'acqua' si dice 'Wasser' e che se vogliono acqua all'asilo devono dire questa parolina alla maestra. Già che ci sono insegno loro anche la parola 'Toilette' in modo che possano chiedere di andare al bagno quando ne hanno bisogno.
La prima settimana, per via dell'inserimento, io sono sempre presente in un angolino della classe e le bimbe, soprattutto Lily vengono da me quando hanno sete per chiedermi un po' d'acqua. Io la offro loro e ribadisco che, se ne hanno bisogno quando non ci sono, possono sempre chiederla alla maestra. Provo anche a dir loro di chiederla alla maestra, ma mi rispondono di chiedergliela io. Mi confessano anche di non saperlo dire in tedesco e, dopo aver chiesto conferma alla maestra, le rassicuro dicendo che possono anche chiederla in inglese o addirittura (in particolare per Lily) anche in italiano.
Niente! Le mie figlie all'asilo non bevono acqua quando io non sono presente. Propongo alla maestra di mettere una brocca di acqua sul tavolino, di fianco a quella del succo. Lei dice che li farà, ma non lo fa. Ne parlo gentilmente con la direttrice spiegando che magari Momo beve anche il succo, visto che le piace e che a casa non lo può bere se non in occasioni speciali, ma Lily anche se lo beve, ne beve un sorsetto, ma poi ha sete di acqua. Mi rassicura che ne parlerà con la maestra, ma i giorni passano e le mie figlie a 3 settimane dall'inizio dell'asilo ancora non hanno accesso a della semplice acqua.
All'asilo i vostri figli hanno accesso all'acqua? Voi come vi comportereste in una situazione simile?

Numeri e colori

Oggi Momo e Lily sono rientrare all'asilo dopo un'intera settimana a casa con l'influenza.
Dopo un anno di pianti (Momo) per andare 2-3 pomeriggi all'asilo in Inghilterra, ancora mi sorprendo quando entrambe entrano all'asilo come fosse la casa di un parente o un amico. Una leggera timidezza iniziale, un forte abbraccio alla mamma e via! Grazie anche all'aiuto della solita amichetta che le ha 'incantate' fin dall'inizio. (^_−)−☆
Oggi, al rientro dall'asilo, Momo si è messa a contare fino a 10 in tedesco e Lily fino a 5! Quando è rientrato Akka e' rimasto piacevolmente sorpreso del fatto che il tedesco delle sue figlie ha ormai superato il suo livello di tedesco. (*^^*)
A me il fatto che sia Momo che Lily sappiano contare in tedesco (dopo sole 3 settimane di asilo) tanto quanto in giapponese (la loro 'padrelingua') e' un segno che il loro potenziale giapponese e' stato un po' limitato e che bisogna lavorarci un po' su. Se in italiano (la loro madrelingua) Momo sa contare fino a 20 da mesi e sua sorella fino a 12 da altrettanto tempo, sicuramente se avessero avuto più esposizione ai numeri giapponesi dall'11 al 20, li avrebbero già imparati.
E' ora di riprendere un po' i giochi dei numeri e di farle giocare con papà!

Entusiasmata dal fatto di saper contare fino a 10 in tedesco, prima di andare a nanna, Momo, seguita a ruota dalla sorella, ha voluto imparare anche una decina di colori in tedesco. E come canzoncine della buona notte abbiamo cantato tutte le canzoncine inglesi contenenti numeri, dicendo tutti i numeri in tedesco invece che in inglese. E per concludere, la storia dei tre porcellini con i numeri in tedesco non poteva mancare.
Nonostante non abbia mai mischiato le lingue in loro presenza da quando sono nate, questo giochetto di cantare o raccontare in una lingua utilizzando solo i numeri i tedesco (come rinforzo/ripasso) pare sia piaciuto molto ad entrambe, ma sopratutto a Momo che diceva tutti i numeri in tedesco nel momento giusto!

Wednesday, 16 January 2013

Scuola giapponese del sabato (補修校)

Prima delle vacanze di Natale abbiamo fatto visita alla scuola giapponese del sabato, a Monaco, dove pare prendano bambini anche in età prescolastica per le classi dei più piccoli. L'accoglienza e' stata molto fredda e distaccata, nonostante avessimo appuntamento e quindi ci aspettassero. Restii a dare informazioni. Ci hanno concesso però di compilare un modulo e ci hanno detto che ci avrebbero contattato loro.
Oggi abbiamo ricevuto un'email che diceva che vorrebbero fare un 'colloquio' a Momo per vedere se accettarla o meno alla scuola. Pare che facciano domande 'semplici' in giapponese , come 'come ti chiami?' e 'quanti anni hai?' e simili. Pare che il bambino debba dimostrare di capire le domande in giapponese e rispondere adeguatamente.
Momo di solito fa scena muta con gli estranei in qualsiasi lingua! Quindi siamo a posto! (>_<)

Saturday, 12 January 2013

Leggere e scrivere: che passione!

Momo ha sempre avuto la passione per la lingua scritta! Che sia italiano o giapponese, lei adora leggere e scrivere! Che sia italiano, giapponese, inglese o tedesco, lei adora sentirsi leggere libri. Ricordo ancora, quando, l'anno scorso in Inghilterra, mi ha chiesto di leggerle lo stesso libro in italiano, poi in inglese e poi in tedesco (probabilmente perché da poco le avevo detto che ci saremmo trasferiti in Germania), cosa che non sono stata in grado di fare per via della mia limitata conoscenza della lingua. Ed un'altra volta, in un periodo in cui aveva la fissa per il cinese, quando mi ha chiesto di leggerle un libro (penso fosse in inglese o in italiano) in cinese (lingua che non conosco per niente perché non l'ho mai studiata)!

Ma partiamo dall'inizio. Tutto e' cominciato quando io e Akka abbiamo deciso di prendere dei libri per Momo, quando lei aveva solo pochi mesi. Ricordo che adorava stare seduta sulle gambe di papà che le leggeva libricini giapponesi, o in braccio a mamma che le leggeva libricini italiani. Ogni volta che c'era l'occasione di regalarle qualcosa (compleanno o Natale) coglievamo l'opportunità per farle avere dei nuovi libri che lei puntualmente guardava per ore.
A pochissimi anni di vita abbiamo attaccato in casa alla sua altezza un poster di Hiragana (il primo alfabeto giapponese che imparano in Giappone). In un battibaleno aveva imparato a leggerlo e poche settimane fa si è anche messa a scriverne alcuni caratteri da sola. Ha aiutato molto anche l'abbonamento a Shimajiro (しまじろう) - un tigrotto giapponese - grazie al quale riceviamo ogni mese un giornaletto pieno di attività adatte all'età per la quale si è fatta domanda e giochi di supporto a queste attività. Questo ha permesso a Momo, ed in seguito anche a sua sorella, di venire in contatto con la lingua e cultura giapponese in modo diverso e più approfondito e mirato rispetto alle brevi chiacchierate con il padre ed i parenti in Giappone.

Quando poi sono venuta a conoscenza del metodo montessoriano attraverso il mio corso di studi per diventare maestra di scuola materna montessoriana, abbiamo preparato insieme, io Mono e Lily, un alfabeto mobile in legno. Questo alfabeto ha aiutato tantissimo Momo con la scrittura. Il momento più bello ed appagante, soprattutto per Momo, e' stato quando, il mese scorso, Momo mi ha chiesto di scrivere 'auguri nonna' su un biglietto di compleanno che lei aveva appena fatto. Io le ho tirato fuori l'alfabeto mobile e le ho chiesto di provare a 'scrivere' 'auguri nonna' con l'alfabeto. Visto che aveva già fatto molte volte la composizione di parole oralmente e a volte anche con l'alfabeto mobile, la sua composizione questa volta e' stata molto rapida. Quando ha visto che per la prima volta era riuscita a 'scrivere' da sola una frase con senso compiuto, ha fatto un sorriso soddisfatto che le ha illuminato il viso! Senza pensarci troppo, si è subito messa al lavoro e, con la sua composizione davanti, ha preso il biglietto che aveva preparato per la nonna e, copiando le lettere di legno, ha scritto 'Auguri nonna'! (aveva 4 anni e mezzo)

Da quel giorno ha cominciato a scrivere da sola anche senza alfabeto mobile. Tra gli esempi di cose che ha scritto 'da Momo a Lily' ed il mio nome e cognome.

Nello stesso periodo ha cominciato a scrivere di sua spontanea volontà anche i caratteri giapponesi dell'alfabeto Hiragana.

Friday, 11 January 2013

Playgroup inglese

Prima delle vacanze di Natale, nel disperato tentativo di decidere del futuro linguistico di Momo e Lily nel giro di pochi giorni, ho cercato in fretta e furia informazioni su asili e playgroup italiani, giapponesi ed inglesi nella zona di Monaco. L'unica informazione concreta che sono riuscita ad ottenere e' stata quella della presenza di un 'playgroup'/lezione d'inglese nella cittadina accanto al nostro paesino. In fretta e furia ho prenotato una lezione di prova per gennaio ed oggi vi abbiamo partecipato.
La lezione (perché lezione era e non un playgroup o gruppo di gioco) era tenuta da una ragazza tedesca a mio avviso poco friendly coi bambini. Lezione decisamente poco utile per le mie figlie (e per chiunque a dire il vero) e che ho trovato molto poco interattiva ed efficiente: opzione scartata. Ma allo stesso tempo un'esperienza che mi ha dato spunto per un eventuale opportunità di lavoro locale.